Un domani Migliore….Diritto o Dovere?

Perché la conquista di un domani migliore non riesce a diventare una visione comune per cambiare lo stato delle cose?

Perché ancora oggi parliamo di  temi come la disabilità, diversamente abili, autismo, emarginazione, terza età, invece di parlare di benessere comune, salute, uguaglianza, solidarietà?

Perché la motivazione spesso deriva dai risultati e non dallo scopo?

Come mai nell’era della relazioni, le persone sono sempre più sole, non chiedono aiuto, o meglio non condividono le loro fragilità?

Che cosa significa avere successo?

Che cosa significa fallire?

Perché la parola fallimento è un tabù come la parola sesso nelle scuole negli anni 70/80?

Questa è l’epoca dei diritti, dove le persone scendono in piazza per i propri diritti ….

Mi piacerebbe poter vivere anche l’epoca del dovere:

Abbiamo il dovere di :

  1. “educare” il nostro senso di responsabilità, ovvero tirare fuori il meglio da noi stessi.
  2. migliorare l’ascolto verso gli altri solo ascoltando possiamo capire come contribuire a cambiare le cose.
  3. essere assertivi, diventarlo significa coltivare la capacità di costruire ponti con gli altri non bruciarli.
  4. sentirci fragili, perché nelle nostre fragilità è nascosta la la capacità di reagire di adattarsi, di essere resilienti
  5. partecipare in modo attivo alla vita sociale diventando costruttori di soluzioni comuni, diventando un solido mattone di una casa comune dove l’unione fa la forza.
  6. impegnarci a fondo gli uni per gli altri senza alibi, mettendo il prossimo al primo posto
  7. di vivere senza morire di “diritti”,per essere i primi  bisogna pensare agli ultimi.
  8. essere coraggiosi, senza speranza che siano gli altri a fare qualcosa
  9. perdonare chi non la pensa come noi
  10. di dare, il dare è un seme che ci permette di raccogliere …

https://www.facebook.com/claudio.risso.35/videos/10216443088657849/UzpfSTEwMDAwMjI1MjEyNDgzMTozMDYwNjExMjk0OTk0MTQ6MTA6MDoxNTMzMTA2Nzk5Ojc2MDY2Mzg0NjcyODUxNDIzNzc/

Come ogni uomo anche Marchionne divideva la pubblica opinione.

Queste sono alcune frasi che ci ha lasciato in eredità che è difficile non condividere:

L’Italia è un Paese che deve imparare a volersi bene, deve riconquistare un senso di nazione.

La prospettiva con cui ci si deve muovere non può essere quella assistenziale. La cultura dell’assistenzialismo produce dipendenza e spegne lo spirito di iniziativa e il senso di responsabilità.

«Siate come i giardinieri, investite le vostre energie e i vostri talenti in modo tale che qualsiasi cosa facciate duri una vita intera o perfino più a lungo».

«La leadership non è anarchia. In una grande azienda chi comanda è solo. La collective guilt, la responsabilità condivisa, non esiste».

«I leader, i grandi leader, sono persone che hanno una capacità fenomenale di disegnare e ridisegnare relazioni di collaborazione creativa all’interno dei loro team».

«Il diritto a guidare l’azienda è un privilegio e come tale è concesso soltanto a coloro che hanno dimostrato o dimostrano il potenziale a essere leader e che producono risultati concreti di prestazioni di business».